Attualmente c’è ancora poca informazione sulla disforia di genere. L’errore più frequente è quello di confondere identità sessuale con identità di genere.
Antropologicamente sappiamo che ci sono culture nel mondo che prevedono la presenza di un terzo genere, un genere neutro, mentre storicamente nella nostra se ne prevedono solo due che corrispondono ai sessi biologici. Probabilmente questa è la ragione del fraintendimento.
Di fatto però sesso e genere non sono la stessa cosa.
Il sesso si riferisce allo status biologico di un individuo, mentre l’identità di genere riguarda il ruolo che viene assunto pubblicamente da una persona, come uomo, donna o persona non binaria.
L’identità sessuale invece è un altro campo, perché riguarda l’attrazione sessuale – se presente – di una persona per lo stesso sesso, per quello opposto o per entrambi e non ha niente a che fare con il genere.
Può capitare che sopraggiunga una disarmonia tra questi aspetti citati, ma non si tratta di una patologia, anche se, nel settore, si parla di “Disforia di Genere”.
Nello specifico si tratta di una forte identificazione nel sesso biologico opposto a quello di nascita. Esiste una letteratura in merito perché di solito esso si associa ad ansia, depressione e irritabilità. La ragione è che le persone con disforia spesso tendono a sentirsi come crudelmente incarcerate in un corpo non compatibile con la loro identità di genere soggettiva.
Il fenomeno appena descritto può comparire fin dal secondo anno di vita, ma non sempre ha conseguenze significative nell’età adulta. I bambini, spesso, desiderano solamente imitare i comportamenti tipici del sesso opposto o esprimono il loro disagio per i cambiamenti a cui il corpo va in contro nel corso dell’adolescenza.
L’incoerenza tra corpo e identità, invece, negli adolescenti e negli adulti, si avverte con più certezza.
Questa è la ragione per cui molti soggetti non presentano effetti di disagio fino all’età adulta e gli adulti spesso cercano una strategia per sfuggire a questi sentimenti di incongruenza. Nei casi più evidenti, i soggetti presentano segni gravi e di lunga durata di malessere e dunque hanno un forte desiderio di cambiare il proprio corpo attraverso interventi medici e chirurgici.
Bisogna ricordare però che l’incongruenza alla base della disforia non è di per sé patologica, non è da considerarsi un disturbo mentale, gli elementi patologici invece sono i sintomi causati dallo stress ad essa correlato.
La terapia, se necessaria, potrà essere caratterizzata sia da un supporto psicologico, sia da interventi medici e chirurgici per risolvere o alleviare i sintomi di disagio percepiti dal paziente.
Dott.ssa Elena Paiuzzi - Psicologa e psicoterapeuta a Alessandria
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Ultima modifica: 10/06/2016
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